Cronologia e Periodi

Anni Sessanta – Settanta

Tappa fondamentale per l’evoluzzione dell’artista al suo esordio fu l’incontro ad Alessandria con Carlo Carrà nel 1964, dal quale ricevette un forte incoraggiamento ed espressioni di stima.

Dall’astrattismo formale degli anni Sessanta, a quello figurativo-surreale con inflessioni cubiste negli anni Settanta, alle forme più complesse di composizioni cromaticamente elaborate al limite del virtuosismo nei decenni successivi, Succi firma a ritmo costante una straordinaria e variegata produzione di olio su tela, in grandi e medie dimensioni, oltre ad una innumerevole quantità di stampe e disegni.

I soggetti di questo periodo sono spesso paesaggi metafico-surreali fortemente drammatici nei soggetti (figure umane sezionate su paesaggi apocalittici segnati da profonde fratture) e nei cromatismi, che sovente si spingono lungo la scala del rosso fino ai toni più cupi.

Importanti mostre personali a Milano (via Brera, Galleria Ticino, mostra internazionale Circolo della Stampa) e nel 1979 il il Premio Leonardo Da Vinci a Roma e la nomina di Accademico d’Italia nell’ambito della mostra internazionale di Salsomaggiore Terme suggellano un decennio di intensissima attività.

Anni Ottanta

Gli anni Ottanta sono il periodo più fitto di prestigiose mostre personali e di importanti riconoscimenti nazionali e internazionali: si susseguono mostre personali a Lugano (Galleria Letizia), Genova (Palazzo Doria), Milano (Galleria Modigliani), Roma (EUR Palazzo Esposizioni, Palazzo Polverosi, Hotel Quirinale ecc.), Parigi (Salon des Nations), Cannes (Galleria Martinez-Croisette), Bologna (Accademia Internazionale d’Arte), Venezia (Premio Leone d’Oro), Città del Messico e Stati Uniti con il diploma di “Doctor Of Arts Honoris Causa” dell’Interamerican University of Humanistic Studies, Florida Departement of State.

Parallela alla produzione astratta, caratterizzata dal virtuosismo cromatico più generosamente variopinto nelle opere di grandi dimensioni degli anni Ottanta, diversificata nelle diverse decadi e ben rintracciabile storicamente è la collezione dedicata ai paesaggi della sua terra, il Monferrato astigiano nonché Venezia, città natale della madre dell’ artista e luogo di giochi dell’infanzia. In questi soggetti assai spesso il figurativismo paesaggistico accoglie presenze surreali che connotano le composizioni di forti accenti antinaturalistici.

Si tratta del repertorio inconfondibile di figure enigmatiche della pittura di Succi, rintraccibili fin dagli esordi: personaggi giullareschi, maschere beffarde o indagatrici o serene o trasognate engli sguardi accesi; personaggi femminili stilizzati, trasparenze di elementi ricorrenti quali vasi stilizzati in travasi di liquidi (i cosiddetti “acquari”, senal del segno zodiacale e sineddoche dell’Autore): oggetti familiari al suo passato (i sifoni del seltz) o i prodotti umili ma pregiati della sua terra: funghi o i famosi cardi storti di Nizza.

Altro simbolo inequivocabile della sua città, spesso presente non solo in chiave figurativo-paesaggistica, è il cosiddetto “Campanon”, l’elegante torre campanaria che svetta dal Palazzo del Comune di Nizza Monferrato (piazza Martiri di Alessandria). Molto ricorrente, quasi un motivo ossessivo, una trama ricorrente, il nome o il cognome dell’autore riprodotti in varie forme e modalità all’interno delle composizioni cromatiche.

Notevole la collezione dei disegni a biro su carta prodotta nei diversi periodi di ospedalizzazione che per motivi di salute si susseguirono dal 1985 al 2007. L’ultima collezione di queste serie sarà prodotta in sala di rianimazione nel 2007, come gesto di estremo legame dell’uomo alla vita attraverso l’umile esercizio dell’arte.

Anni Novanta

Pio Succi torna a Parigi e a Nice per il premio Douce France 1990 e il riconoscimento dell’Academie Européenne des Arts. Poi ancora Milano, in tre diverse importanti occasioni, e Sanremo (Sanremo World Competition ’98).

Dalla metà degli anno Novanta buona parte della produzione si concentrò su di uno stile pittorico che fu definito dall’autore stesso come “Reattivismo”, basato su una tecnica di ceramica a freddo mista a colori puri, su materiali di recupero quali cartone, lamiera, compensato.

Anche la scultura di questo periodo fu per Succi prevalentemente una ricerca su materiali poveri, legni residuati e radici. Restano una collezione di maschere intagliate e uno straordinario ritratto stilizzato in legno di Salvador Dalì.

Altri soggetti paesaggistici ricorrenti sono quelli dell’evasione mediterranea: una notevole collezione è dedicata in parti colare all’isola greca di Santorini, il cui apparente naturalismo solare si colora di tinte marcatamente oniriche, attraverso una visione dal sapore fortemente surreale che fa dell’Egeo un luogo azzurro della mente.

Prima decade Duemila

Nelle tele di Succi, pur nella varietà dei soggetti, è ricorrente un’atmosfera evocativa di simboli espressivi, talvolta inquietanti oppure fanciullescamente gioiosi, portati alla luce attraverso una straordinaria poesia di forme e accostamenti cromatici. Attraverso queste dinamiche sempre fortemente e magistralmente variate, razionale e irrazionale, astratto e concreto, inquieto e sereno, convivono in modo eternamente alterno in tutta la sua Opera.

In quello che fu il laboratorio dell’artista è oggi la Sala Pio Succi, uno spazio espositivo polivalente aperto al pubblico, intitolato a suo nome, voluto dal Maestro del Colore quale ultimo omaggio alla propria città.